“Dal diario di una piccola comunista” è il romanzo di esordio di Michaela Sebokova, autrice di nazionalità e nascita slovacca, che ha scelto di usare direttamente l’italiano per rievocare la propria adolescenza passata nella ex Cecoslovacchia sotto la dittatura comunista.
Il suo alter ego è Alžbeta, undicenne animata da ferme credenze e propositi comunisti, che nel corso del
racconto e della sua adolescenza si troverà però a dover mettere alla prova.
Man mano che fa carriera come Pioniera nell’ambiente scolastico, diventando una piccola promessa comunista e partecipando sempre di più alla vita politica e assembleare, si rende infatti conto che i
propri grandi ideali, gli stessi che ha assimilato tramite la propaganda scolastica, si scontrano con la realtà del totalitarismo e soprattutto con l'ipocrisia di un sistema macchinoso, che sempre di
più faticherà a capire.
Insieme a lei in questo percorso c’è la sorella Elena, giovane pianista dalla personalità particolare che sarà a sua volta protagonista di misteri familiari sorprendenti, davanti agli occhi dell’adorante sorella minore Betka.
Queste sono solo alcune delle storie raccontate nel vecchio diario che la protagonista riscopre dopo
anni e sceglie di rileggere, come da manuale.
Protagonista del romanzo è infatti un intero mondo, quello della ex Cecoslovacchia comunista, con la sua cultura, la sua cucina, la sua organizzazione familiare e sociale e il suo colore. È riportato
dagli occhi di una bambina attenta ai dettagli e allo stesso tempo con un punto di vista fresco e divertente, e rivive di fronte al lettore con vitalità, consegnandogli la testimonianza di un mondo
ormai perduto, sia per fortuna che purtroppo.
Grazie a questa buona descrittività, il romanzo mantiene il suo interesse nonostante sia piuttosto lungo, cosa che per un esordio è sempre un po’ azzardata. L’attenzione del lettore viene mantenuta alta grazie alla voce accattivante della protagonista, al suo percorso accidentato di formazione e alla personalità di un mondo lontano dal nostro, ma vivo e coinvolgente.
Una piccola nota di demerito, però a Besa, che da sempre considero un ottimo editore di catalogo e che
raccomando sempre ai lettori, oltre che agli scrittori che hanno da proporre storie particolari come questa.
A fronte di un progetto grafico interessante, infatti, il testo è purtroppo zeppo di refusi: mi pare di riconoscervi un errore sistematico del programma di impaginazione usato, che spezza e manda a
capo le parole senza un criterio grammaticale, con un effetto tremendo (“El-ena”, “prop-rie”, “amar-ezza” e così via). Considerato che al di là di questo (grande!) difetto il testo è in realtà
perfetto, sarebbe bastato davvero poco, un controllino in più, per evitare questo vero e proprio scricchiolio nel flusso di lettura.
FINE RECENSIONE