L'ESSENZA DELLA DONNA
In tanti posti io sono già stato
La cerco sempre
La cerco dappertutto, invano
Sapeva di pane appena sfornato
Un po’ croccante
Un po’ morbida
Con un sentore di mughetto
di vento e di pioggia
con qualche traccia di lavanda
Sapeva di tenerezza
di salsedine e di burrasca
Con uno sfondo dolce, vanigliato
Lievemente amara
Inebriante…
La donna sta diventando forte
e l’uomo delicato
La donna la conquistatrice
e l’uomo il conquistato
Tra le ricche vesti del Tempo
deve essersi tutta disintegrata
In tanti posti io sono già stato
La cerco sempre
La cerco dappertutto, invano
L’Essenza della Donna
io non la trovo più
Mi rimane ancora un po’ di speranza
Ma se io non la trovassi
se non la trovasse più nessuno
I poeti
I poeti che cosa decanteranno?
LA SERA DI NATALE
C’è quiete.
Sotto il cielo luminoso
della sera invernale
non si ode che
il lieve posarsi dei fiocchi
sulla terra bruna.
La neve è bianca
e silenziosa
come la fame,
la fame d’amore
che mi logora l’anima.
Poi, un suono dolce
vibra nell’aria.
Un canto.
“È nato Gesù,
gioite con noi, gioite, gioite!”
La neve cade ancora,
bianca e silenziosa,
ma io non sento più la fame,
la mia anima si è pacata:
è nato Colui
che porta l’amore nel mondo.
Mi sveglio di buon’ora
Apro le finestre sui tetti di tegole dipinte dal tempo
e sulle colline chiaro-scure dipinte dall‘uomo
Scendendo le scale ripide
saluto in silenzio
la vecchia Singer in bella vista
la tenda festosa fatta all’uncinetto
lo scorrimano intagliato
E fuori dal portone
m’immergo nella frizzantezza intima
di un borgo che dorme ancora.
E lo tocco con tutti i sensi,
quel „non veduto borgo montano“;
lo bevo, lo respiro
lo assaporo in ogni sua forma vista o intuita
e l’eco di ogni mio passo
fa l’eco alla vecchia poesia.
Salendo al Duomo
i suoi vicoli stretti di pietra grigia
carezzano i miei piedi
mentre io carezzo il gatto grigio
che fa le fusa, ruffiano!
La mano sfiora
i freddi battenti di ferro
delle porte di legno incise,
la rugiada del muschio serico dei muretti,
i fiori colorati sui davanzali,
e infine i leoni di marmo del Duomo
ancora un poco addormentati
mentre le finestre traslucide sui lati dell‘altare
fanno passare il primissimo sole incerto
per un riservato ma gioioso balletto mattutino
di particelle di polvere.
In quell´aria che sa di buono
di antico e di nuovo
di guerre facili e perse
di quelle sofferte e vinte
di quotidiano
di non scontato
di umiltà
di orgoglio
di amore e di speranza senza confini,
Lo sguardo passa oltre l´orizzonte
oltre la Pania della Croce
oltre l´Omo Morto
oltre tutte le cose visibili, tangibili e materiali
per poi ritornare all’improvviso qui,
sugli scalini del Duomo:
quattro tocchi acuti e sei gravi
vibrano sopra i tetti del borgo addormentato.
Sono le sei di una mattina d´estate
e il Campanile bargeo, puntuale,
annunzia ai barghigiani una nuova giornata.
LA MIA PREGHIERA O DIO, dicono che sei nei Cieli, ma io penso che Tu sia ovunque, intorno a noi e dentro di noi, perciò in questa mia preghiera non guarderò in alto quando Ti parlo, tanto mi senti lo stesso. Perdonami di non averTi invocato per tanti anni; non ero del tutto convinto che Tu mi potessi ascoltare. Adesso però Ti parlo e so che mi senti: ne sono sicuro, perché parlarTi mi da una tale sensazione di pace che non potrei percepire se parlassi a vuoto. Così so che ci sei ad ascoltarmi, ovunque e in ogni parte. Anche se puoi decidere di non intervenire e di non fare miracoli, CI SEI e mi ascolti. Esistono tante persone in giro che fingono di esserci e fingono di ascoltare che io non ne posso più. Tu invece ascolti seriamente, con Te posso ragionare, Tu mi aiuti a trovare la strada giusta da percorrere. Posso ringraziarTi e sapere che apprezzi la sincerità della mia gratitudine. Posso chiederTi perdono e sapere di essere perdonato, perché ho ammesso di aver sbagliato. Posso pregarTi e sapere che è nel Tuo potere cambiare le cose, com’è nel Tuo potere far capire all’uomo che è lui stesso che deve cambiare. Perciò Ti ringrazio per un’altra giornata che mi hai fatto vivere, per la pioggia che ha annacquato l’orto, per la prima fragola matura; Ti ringrazio per il cibo che ho mangiato e per il tetto che per ora sta reggendo senza riparazioni. |
Ti ringrazio per la salute di cui godo
e per la pacatezza con cui sopporti
le mie piccole lamentele quotidiane.
Ti ringrazio per avermi fatto scoprire l’amore
quando ormai avevo rinunciato a sperare.
Ti ringrazio per le persone degne
che hai portato sul mio cammino
e che ho potuto conoscere e rispettare,
Ti ringrazio per gli angeli custodi
che mandi a vegliare sulla mia famiglia.
Ti chiedo perdono per aver capito tardi
che dividendo l’amore questo cresce,
non diminuisce. Ma sto rimediando.
Non posso pregarTi di far sì
che cessino le guerre,
che non muoiano i bambini innocenti,
che spariscano la fame e la sete nel mondo,
che non ci siano le malattie,
che non esistano più avarizia, invidia, ira,
superbia e lussuria,
non posso pregarTi di far sì
che la gente si ami,
non posso pregarTi di fare niente di tutto ciò:
ma Ti supplico di essere indulgente con noi
che viviamo su questa terra
e siamo peccatori e santi e tutto e niente
poco e troppo
amore e dolore
lacrima e sorriso
croce e spada
e poi
tutto questo insieme e nello stesso tempo.
Chi ci potrebbe comprendere tranne Te?
Perciò Ti chiedo venia
per me e per tutti gli uomini,
Ti prego di darci il tempo, la forza e la volontà
per migliorare noi stessi,
e Ti prego di farci assistere
al nuovo sorgere del sole l'indomani.